Skip to main content

VELÁZQUEZ. L’OMBRA DELLA VITA

  • ANNO
    2019
  • DURATA
    4 x 58′
  • FORMATO
    4k
  • AUTORE
    Tomaso Montanari
  • REGIA
    Luca Criscenti
  • FOTOGRAFIA
    Francesco Lo Gullo
  • MONTAGGIO
    Emanuele Redondi, Anjan Di Leonardo
  • PRODUZIONE
    Land Comunicazioni
  • MESSA IN ONDA
    Rai 5

Tomaso Montanari sbarca nella Spagna del Seicento sulle tracce di Diego Velázquez. In 4 puntate, tra Roma, Siviglia e Madrid, Montanari segue, tela dopo tela, il percorso poetico e artistico di uno dei “giganti” dell’arte del Seicento. Nessun artista si è mai accostato al ritratto con una tale forza e una tale capacità di scavare nel fondo dell’anima umana come ha fatto Diego Velázquez. Un aspetto che continua a colpire gli artisti contemporanei, così come aveva “ossessionato” Francis Bacon negli anni Sessanta del Novecento. Nei ritratti e nelle scene di gruppo, la forza della realtà emerge con una pittura veloce, dalla pennellata densa, amata da Manet (che ha definito Velázquez “il pittore dei pittori”), da Renoir e da tutto il gruppo degli Impressionisti.

1. La materia della realtà
Gli inizi di Diego Velázquez “pittore dei pittori”, secondo la felice definizione di Manet. Nasce 1599 a Siviglia, l’estremo lembo meridionale d’Europa, ma una terra di confine e una città straordinariamente vivace dal punto di vista artistico: un anno prima vi ha visto la luce Francisco de Zurbaràn; vent’anni dopo vi nascerà Murillo. Diego comincia nella bottega di Francisco Pacheco, di cui sposerà la figlia Juana. Gli inizi sono caravaggeschi, segnati da un estremo naturalismo e da una felice capacità di rappresentazione della realtà, nei volti dei santi come nei ritratti della gente comune. L’acquaiolo di Siviglia, uomo di condizione umile, è reso con una monumentalità che ben si adatterebbe al santo di una pala d’altare. La vecchia missionaria Madre Jeronima de la Fuente sprigiona dal volto un furore e una determinazione rari nei ritratti dell’epoca.

2. La materia della pittura
Velázquez è a Madrid. Pittore ufficiale del re Filippo IV e della famiglia reale. Ritrae il re da giovane, in armatura, in piedi o a mezzo busto, in tenuta da caccia e a Fraga. Ormai è il ritrattista più importante d’Europa, ma per suggellare questo primato ci vuole un nuovo viaggio in Italia. A Roma ritrae papa Innocenzo X Pamphilj. Per ottenere la commissione Velázquez fa un ritratto del suo servo, Juan de Pareja. Uno schiavo dipinto, ma vivo più del modello reale.

3. Mucha alma en carne viva
La corte di Madrid non è fatta solo dalla famiglia reale. Ci sono anche gli ultimi, i nani e i buffoni. Una schiera di figure cui Velázquez dà la stessa dignità che riserva ai grandi della corte. Ciò è evidente nella tela dove è ritratto il principino Baltazar Carlos accanto a una nana. Velázquez allarga la lente del suo obiettivo e ci mostra la situazione che si crea quando lui dipinge. È la strada che porta a Las Meninas. Un’opera che parla della pittura, del rapporto tra l’artista e il committente e tra l’arte e il potere.

4. I fantasmi di Velázquez
E’ il ritratto il filo conduttore di tutta l’opera di Velázquez, anche quando il pittore affronta temi mitologici. Come il Marte: “il dio più scoglionato della storia dell’arte”, hanno detto. Una figura reale secondo la tradizione caravaggesca, come l’Esopo o il Menippo, “filosofi” che guardano il mondo con distacco e a cui Diego dà le fattezze di mendicanti. Anche la Venere è un ritratto, anche se vediamo appena il volto della modella attraverso lo specchio. Per seguire la trama di quest’opera andiamo all’Archivio di Stato di Roma: lì si trova un documento che parla di un figlio avuto dal pittore, che ha fatto supporre che la madre del ragazzo potesse essere la modella di questo quadro.


Woola